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Paola Sola architetto &interior design
Paola Sola architetto &interior design
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LA SCALA CONDUCE AL CUORE DEL PALAZZO su "Ville e Casali" Gennaio 2019

Dietro la segretezza di un portone alto e maestoso c’è la corte con il suo carattere privato e appartato, volutamente mantenuto ed enfatizzato dall’architetto Paola Sola. La corte con la sua spazialità è stata il punto di partenza del complesso intervento di restauro e di ri-progettazione del palazzetto che doveva nutrirsi in modo totalizzante anche di quella parte di casa, un tempo fulcro della convivialità e della condivisione familiare. Dalla corte in un sol colpo d’occhio si abbraccia l’intero volume abitativo. L’intervento di primo subentro ha riguardato la parte esterna, da qui è partita la rilettura progettuale. L’architetto ha dovuto completamente modificare il progetto precedente che non rientrava nella sua visione, né in quella dei proprietari, e cercando di riallacciare un filo con le preesistenze ha imbastito tutto ex novo. Per l’esterno è stata ricreata l’atmosfera pacata delle vecchie corti. La scala spontanea, senza parapetto ricalca quella dei casali e, senza troppe pretese, traccia nella sua intimità nuove prospettive, conducendo al cuore della casa. “Come in tutti i miei interventi - racconta l’architetto Paola Sola - ho cercato di mantenere vivo il carattere del luogo, rispettandone il contesto e la storia, cercando poi di fondere i nuovi elementi come una naturale prosecuzione di un percorso architettonico che forse era in essere, ma che in realtà non era mai stato completato nel corso della storia. Per l’interno il punto d’inizio della rilettura progettuale è partito dal primo ambiente: l’ingresso. Maggiori sono i vincoli, migliore sarà il progetto – dice - convinta l’architetto Paola Sola. Un esempio? Il rapporto di sproporzione tra contenuto e contenitore, che riguardava l’intero volume della scala interna. Da un lato il parallelepipedo con la sua forza geometrica, dall’altro la scala piccola, stretta e con tanti gradini. Un vincolo, una sfida che oggi posso dire, risolta”. La scala, totalmente ripensata, accarezzando le pareti ora sembra nascere dallo spazio, modellandolo in modo sinuoso. Il tappeto dei gradini in pietra, crea visioni mai uguali in un percorso a doppia altezza in cui gli affacci e le prospettive si moltiplicano. La gola luminosa costruita in opera nella balaustra ne accompagna il percorso. La scala, dopo la corte è stata la seconda sfida progettuale affrontata dall’architetto che in tutti gli ambienti è riuscita a coniugare, con un linguaggio sobrio, mai ostentato, purezza delle linee e leggerezza dei materiali. Il bianco predominante è spesso stemperato dall’uso del colore, dalla matericità delle pietre e dal calore delle essenze lignee. Gli spazi razionalizzati da arredi, per lo più su di-segno, caratterizzano il modo di fare architettura dell’architetto Sola. Declinare benessere abitativo ed estetico sono state le sue prerogative. “La parte funzionale, cioè quella distributiva - dice l’architetto Paola Sola - deve girare come un orologio, affinché tutti i percorsi interni siano fluidi e ottimizzati. La parte estetica, quella che l’identifica, deve essere invece, fresca, dinamica, senza tempo ma al passo col tempo. Considero il progetto– continua l’architetto - un’orchestrazione, che sì, parte dai miei convincimenti ma che deve evolvere poi verso un’esecuzione collettiva, in cui entrano a far parte tanto i committenti quanto le maestranze. Inizialmente, ho delle intuizioni su come si può muovere lo spazio, e solitamente quell’intuizione è verificata. Ma ho la certezza di come si muoverà realmente lo spazio solamente quando sono io e il progetto. Lo schizzo a mano libera è il mio grande strumento di lavoro 3D. No ai rendering, uso la matita, i pastelli e coloro, coloro divertendomi. Tutte le mie idee e quindi i miei progetti nascono dall’osservazione. Osservo a lungo lo spazio “nudo” e cerco di fare mie le suggestioni trasmesse. Nel nulla, la luce naturale è straordinaria, mi piace catturarne l’essenza e farla vibrare nello spazio”. La summa di questo gioco ben riuscito è all’ingresso. Qui, le ombre si distendono sul bianco abbagliante delle pareti smaltate, si allungano e si muovono come i componenti della casa nell’opera scultorea dall’artista Daniela Cicatiello.